Stefano è giovane e talentuoso, arrivato all’arte del video-making dopo alcune esperienze in diversi settori.
La sua collaborazione con Briefing è sempre più frequente: lui è lo specialista delle riprese video.
Quando serve un video all’azienda?
Il video è praticamente necessario, quando vogliamo raccontare una storia o creare uno stato “immersivo” per far comprendere la grandezza di luoghi (capannoni, spazi espositivi, stabilimenti, show room), ma anche per rendere al meglio il funzionamento di macchinari complessi.
Stefano, preferisci lavorare con grandi aziende o con brand dalla diffusione più locale?
Impegno e metodo di lavoro non cambiano se hai a che fare con una piccola azienda di famiglia o con una multinazionale. Ci vogliono rispetto, attenzione ed esperienza.
Quanto contano l’esperienza e quanto le doti personali?
In generale direi che se lavori sodo, ma non hai una predisposizione di partenza, sarai un buon video operatore. Se hai la fortuna di nascere con un piccolo dono, puoi brillare. Ma mai senza l’impegno.
L’esperienza poi ti permette di affinare alcune tecniche, prevedere gli intoppi e prevenirli.
E quali sono le doti che servono ad un video-maker?
Un buon occhio fotografico, la capacità di immaginare l’evolversi della scena, la conoscenza degli strumenti necessari sia durante le riprese che dopo, nella fase di video editing, e soprattutto la voglia di studiare e innovare.
Cosa studia un video maker?
Le tecniche di ripresa e di montaggio, le novità nella costruzione e animazione, la motion graphic, i software digitali che ti permettono di unire fotogrammi grezzi e renderli un’emozione.
Video ed emozione, un binomio che viene spesso associato, perché?
Perché l’immagine in movimento è ciò che di più simile oggi abbiamo alla vita reale, ma l’elaborazione con testi, musica e animazioni ci permette di trasportare la realtà sul piano dell’immaginario profondo, toccando leve emotive che scuotono e risvegliano emozioni, che stimolano la memoria.
Questo significa che ogni progetto è diverso o segue le stesse regole?
Significa che ci sono delle regole generali che sono alla base di ogni buon progetto. Ma intorno a queste ogni cosa va costruita a partire dagli obiettivi del video, del target, dei contenuti, perfino – a volte – dei colori istituzionali che rispecchiano l’azienda. Il risultato è sempre diverso e non arriva mai a caso, ma da un processo che viene condiviso con il cliente.
Quali sono le fasi di questo processo?
Non sono molto dissimili da quelle di un progetto di comunicazione creativa:
-Partiamo dal brief del cliente, che ci racconta quale messaggio vuole veicolare e a chi è destinato
-Scegliamo le tecniche di realizzazione compatibili e prepariamo un preventivo di massima
-Creiamo uno storyboard che delinei la sceneggiatura e i macro-concetti da raccontare
-Finalizziamo lo storyboard scena per scena e procediamo alle riprese e alla realizzazione
-Affrontiamo la fase di post-produzione
-Ci godiamo la reazione del cliente che si stupisce, si entusiasma, a volte si commuove.
Stiamo parlando di video corporate o video di prodotto?
Nella produzione di video nel settore BtoB le emozioni arrivano soprattutto con i video che raccontano l’azienda. Ma mi è successo spesso di realizzare video molto di impatto anche per prodotti e macchinari. In questo caso si toccheranno emozioni diverse come la forza, la potenza, la precisione, la fiducia, a seconda del prodotto/servizio ma anche dei valori aziendali.
Stefano tra 20 anni, cosa farà?
Video. Nessuna incertezza. Il futuro è in movimento, come nei video.